La paura del futuro

“Tre adolescenti italiani su dieci sono spaventati dal futuro, proprio perché percepiscono intorno a loro troppe incertezze, non sanno come andranno le cose, vedono il futuro instabile e non sono in grado di immaginarlo. Si sentono disorientati, sfiduciati dal loro percorso scolastico o universitario ed elaborano una profonda ansia e timore di sbagliare;  una delle difficoltà maggiori è rappresentata dal dover decidere cosa fare per il proprio futuro.”

– dati Osservatorio Nazionale Adolescenza.

La doppia crisi

Insieme alla crisi “tradizionale” (che per me sarebbe comunque evitabile e da evitare) che nasce dopo il liceo, quando ci si trova a confrontarsi con il mondo “reale”, ci si ritrova incerti, con la paura di fare scelte sbagliate e, fondamentalmente, ci si chiede cosa fare della propria vita, la generazione dei millennials (se sei nata tra l’inizio degli anni ottanta e la metà degli anni novanta o primi anni duemila sei tra questi!) si trova, rispetto alle generazioni precedenti, anche di fronte a: crisi economica, difficoltà a trovare il proprio posto nel mondo lavorativo, la fluidità delle relazioni, valori che sfumano, un post pandemia che ha esasperato condizioni di depressione e fobie, già tipiche della società capitalista.

Le conseguenze

Tutto questo porta tanti giovani di oggi a sentirsi confusi e disillusi.
Sono travolti dalla sensazione che non ci sia nulla da fare per cambiare le cose, anche la propria stessa condizione, e anche quando ci si mette tutta la volontà per continuare a costruire, lo si fa o senza i risultati sperati o in maniera automatica, seguendo semplicemente le orme di chi ha già tracciato un percorso in precedenza (scuola, università, lavoro, matrimonio, figli), senza mai chiedersi se tutto questo è davvero adatto a se stessi o se non sia solo un distratto adattarsi alle aspettative sociali delle generazioni precedenti.

La nostra generazione è ormai quasi rassegnata all’idea di “non avere un futuro”; eppure questo futuro arriverà.

“Uno dei saggi più rilevanti del Duemila, Modernità liquida di Zygmunt Bauman, analizza – non a caso – una società globale in preda a una crisi valoriale senza precedenti. “L’unica sua costante è il cambiamento e l’unica sua certezza è l’incertezza”, scrive, chiarendo che la nuovissima modernità vive necessariamente uno stato in divenire che reca in sé un’intrinseca vulnerabilità e incompiutezza.”

Sarebbe quindi questo stato stesso di assenza di propensione verso qualcosa (la dimensione del futuro) e sfiducia a rendere questa generazione stessa a sentirsi “incompiuta” in se stessa, nonostante riconosca di avere una vita con maggiori possibilità rispetto alle generazioni precedenti (possibilità di studiare, di viaggiare, di accedere all’informazione).

Ci sono delle possibilità di “salvezza”?

In questo articolo non voglio discutere delle possibilità che io vedo, del che cosa si può fare per cambiare le cose. Non ancora.
Voglio sottolineare questo problema e prenderlo così com’è.

Tu che cosa ne pensi? Avevi già percepito questa condizione oppure non l’avevi mai letta in questo modo?
E poi, per caso anche tu vivi la stessa condizione?

P.S. Sarei davvero felice di conoscere la tua opinione: puoi scrivermi lasciando un commento qui sotto oppure, se preferisci, puoi scrivermi su Instagram .

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